Nota dell'autrice:
comincio a scrivere questo racconto…una musica di sottofondo …Debussy…”il chiaro di luna”… Oscar e Andrè…le mie fantasie le mie paure…il coraggio di scrivere…mi lascio cullare da immagini suoni e parole.
Prendete così…come viene quello che scrivo…e magari…leggetelo con la musica di un pianoforte in sottofondo… ^___^
 
Un Ballo
II° parte
 

 

Oscar scese le scale quasi di corsa, non voleva che quell’attimo di coraggio le scivolasse via fra le mani come sabbia, scese di corsa come se dovesse correre a salvare il regno..come se dovesse salvare la vita alla regina…
…corse perché voleva salvare la sua di vita…
In fondo alle scale attendeva Andrè che in quel momento entrava. Lo guardò mentre cercava di ricomporsi, di asciugarsi la fronte con una manica di camicia…di nascondere il suo corpo… come da una vita faceva Oscar…
Il tempo si fermò. Il cuore di Oscar si fermò, desiderava che quell’istante diventasse eternità, voleva che quell’immagine si marchiasse nel suo cuore: Andrè che si avvicinava a lei,  i suoi capelli in disordine sul viso, il sudore che imperlava la fronte, il collo…la pelle …quella pelle liscia sotto la quale vedeva pulsare le vene…il sangue..la vita …la forza di quell’uomo…
Oscar trattenne il respiro…non aveva mai provato nulla di simile, sentiva nascere in lei sensazioni sconosciute, ebbe paura del desiderio che provava per quell’uomo…sì un uomo …perché è questo che vedeva Oscar, vedeva, contemplava l’uomo che avrebbe voluto toccare…un gesto…un solo gesto la separava…allungare la mano…sfioragli il viso…dirgli…tutte la parole che solo la notte riusciva a farle sussurrare…
Andrè era a pochi passi da lei…più si avvicinava, più Oscar ne riusciva a sentire l’odore…aveva sudato…come colonnello dell’esercito di Sua Maestà tante volte entrando nelle camerate e facendo le esercitazioni in piazza d’armi aveva sentito quell’odore, l’odore degli uomini, dei suoi soldati…ma non era lo stesso, ne era inebriata…no non è lo stesso … sa di buono…è come il profumo del mare…intenso…
“Oscar…dimmi”. Andrè disse quelle parole come fossero una preghiera.
Il suono della sua voce la risvegliò…l’incanto si era rotto…
“Andrè devo andare ad Arras”
Arras…il luogo della pace…della felicità …del passato…”Mh … desideri che ti faccia preparare la carrozza?”
Il tono di voce di Oscar era stato il solito…assente…secco…una maschera…un muro dietro cui nascondersi…Andrè lo conosceva bene, per lui quel tono e quelle parole erano state come stilettate…si sentì ancora una volta escluso…
“no Andrè niente carrozza”… (dai dillo Oscar! –andremo insieme- dillo)
“bene…il tuo cavallo…vado a sellarlo”
Un nodo in gola…Andrè si stava voltando, stava andando via da lei…
“Verrai con me”…un ordine…gli ho dato un ordine…abbassò lo sguardo si voltò per risalire nella sua camera.
Anche Andrè era di spalle…Oscar non vide il suo sorriso…non vide il volto del suo compagno illuminarsi…
“voglio partire in mattinata”
“bene”

Andrè si diresse in cucina a bere dell’acqua, prima di andare a sistemare il necessario per il viaggio. La sua gola era secca, le gambe quasi non se le sentiva…l’emozione era stata grande e la sua capacità di controllarsi era stata messa a dura prova dalla sua Oscar: era così bella, così altera, così diversa quella mattina…i capelli disordinati, la camicia e il gilet indossati al volo che lasciavano intravedere l’incarnato perlaceo del collo e del…e poi la dissonanza di quell’immagine, quasi ultraterrena ai suoi occhi, ripensando alla voce ferma con la quale Oscar gli si era rivolto… Non ci credeva ancora…
…Arras…insieme ad Arras…perché…perché ora?…qualsiasi sia il motivo…l’importante è che sarò con lei…pronto a proteggerla
…come sempre…
Nonostante tutto Andrè non riusciva a smettere di preoccuparsi per la sua Oscar, soprattutto ora che Parigi stava per esplodere…allontanarsi da Parigi è un bene…e poi è ad Arras che stiamo per andare…lì non ci può accadere nulla di male…

Oscar si preparò in fretta. Se c’era una cosa che aveva appreso della disciplina militare era proprio la rapidità nel preparare un bagaglio…quel pensiero la fece sorridere…anzi il pensiero di partire con Andrè la fece sorridere. Scese in cucina per comunicare alla nonna che sarebbero stati fuori una settimana.
Il comando aveva concesso una decina di giorni di ferma per gran parte del suo plotone (erano in arrivo rinforzi che avrebbero dato un po’ di respiro ai suoi soldati, ormai sfiancati da un servizio continuo che durava da mesi). *
“nonna riferisci tu  a mio padre della mia assenza”
“ahhh Oscar la patata bollente la scarichi su di me…eh? Come quando eri piccola…”
“nonna…il fatto è che con te mio padre non urla…” risero insieme.
“ mi raccomando Oscar sii prudente sulla strada…”
“stai tranquilla…non sono sola…”.
Uscì dal palazzo Jarjayes con il sorriso sulle labbra, il sole la investì. Il cielo si era aperto, era azzurro come suoi occhi, un vento fresco le mosse i capelli che divennero ancora più biondi, chiuse gli occhi inspirando quell’aria fino in fondo, voleva godersi il calore del sole…
Oscar stai ferma così…ancora un attimo…fatti guardare…lasciami almeno questo…
…quando riaprì gli occhi vide Andrè pronto con i cavalli.
“possiamo andare Andrè” salì in sella, dopo aver sistemato il suo bagaglio. Un colpo delicato ai fianchi del cavallo e si avviò al trotto sul viale per uscire dai giardini del palazzo.
Anche Andrè salì a cavallo ma si fermò per guardarla ancora. Vide la bellezza, l’eleganza, la fierezza che amava. Spronò il suo cavallo e la raggiunse.
Cavalcavano piano, in silenzio.
“Andrè…”
“sì Oscar..”
“prendiamo la via dei mulini”
Andrè ne fu stupito, non facevano quella strada da molti anni, quasi non ricordava da quanto.
“come preferisci”
le sue risposte erano laconiche…la cosa la rattristava. Un muro …ho messo un muro fra di noi…
“Andrè non cavalcarmi dietro…non sei la mia scorta”. Avrebbe voluto aggiungere che era il suo compagno di viaggio…il suo compagno…a quel pensiero si sentì bruciare di imbarazzo ma soprattutto di rabbia perché aveva  fatto sentire Andrè un estraneo da quella notte, un semplice soldato ai suoi ordini in tutti quei mesi… provava vergogna.
Rimedierò…Arras sarà la nostra medicina.
Andrè non credendo alle sue orecchie cominciò a cavalcarle accanto, guardava dinnanzi a sé… come vorrei guardarti…come vorrei che tu mi guardassi…
I minuti passavano, ormai avevano imboccato la via per Arras, Parigi  e Versailles erano lontani.
La campagna era viva di colori di suoni di profumi, era serena.
Ma Oscar non lo era: una nostalgia dolorosa si era impossessata di lei da quando erano partiti. Era il ricordo di loro due ragazzi, lungo questa strada, mentre seguivano la carrozza dei Jarjayes, mentre scherzavano, parlavano, ridevano. Se fosse stata sola avrebbe pianto.
I pensieri di Andrè non erano molto diversi…riconosceva quei luoghi, i crocicchi, i ponticelli sui quali sfrecciavano al galoppo, ricordava le grida della nonna che li invitava alla prudenza, il volto spensierato di Oscar così diverso da quello di oggi, così severo, distante
…eri bella già allora, così acerba, aggressiva sempre pronta al confronto, eri capricciosa, impulsiva ma sapevi già cosa era la generosità, la bontà…e ora eccoci di nuovo lungo questa via…è cambiato tutto…io ho cambiato tutto…tranne l’amore infinito che provo per te…mi fa male al cuore…vorrei gridartelo ora e poi correre fino a scoppiare…
…a che cosa pensi? Che cosa ti distoglie da ammirare questi luoghi? Cosa ci faccio io con te…non sono la tua scorta? Davvero?…
era tanto stordito e sulle spine che strinse troppo i fianchi del cavallo che si innervosì…
Oscar lo notò e chiese: ” tutto bene? Andrè”
“ sì…avrà sentito un animale… “ rispose in modo evasivo, mentre accarezzava il collo poderoso del cavallo che al suo tocco immediatamente si calmò. Oscar vide quel gesto…e si scoprì ad invidiare quel cavallo…da me stessa questo non me lo sarei mai aspettata…

nota: lo so… pensare che il comando abbia dato una “vacanza” al plotone di Oscar…non è proprio verisimile…però dai…lasciamoci andare  ?
 

Fine 2° parte

                                                                                                                                                            Mik
 
 

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