Oscar scese le scale quasi di
corsa, non voleva che quell’attimo di coraggio le scivolasse via fra le
mani come sabbia, scese di corsa come se dovesse correre a salvare il regno..come
se dovesse salvare la vita alla regina…
…corse perché voleva
salvare la sua di vita…
In fondo alle scale attendeva
Andrè che in quel momento entrava. Lo guardò mentre cercava
di ricomporsi, di asciugarsi la fronte con una manica di camicia…di nascondere
il suo corpo… come da una vita faceva Oscar…
Il tempo si fermò. Il
cuore di Oscar si fermò, desiderava che quell’istante diventasse
eternità, voleva che quell’immagine si marchiasse nel suo cuore:
Andrè che si avvicinava a lei, i suoi capelli in disordine
sul viso, il sudore che imperlava la fronte, il collo…la pelle …quella
pelle liscia sotto la quale vedeva pulsare le vene…il sangue..la vita …la
forza di quell’uomo…
Oscar trattenne il respiro…non
aveva mai provato nulla di simile, sentiva nascere in lei sensazioni sconosciute,
ebbe paura del desiderio che provava per quell’uomo…sì un uomo …perché
è questo che vedeva Oscar, vedeva, contemplava l’uomo che avrebbe
voluto toccare…un gesto…un solo gesto la separava…allungare la mano…sfioragli
il viso…dirgli…tutte la parole che solo la notte riusciva a farle sussurrare…
Andrè era a pochi passi
da lei…più si avvicinava, più Oscar ne riusciva a sentire
l’odore…aveva sudato…come colonnello dell’esercito di Sua Maestà
tante volte entrando nelle camerate e facendo le esercitazioni in piazza
d’armi aveva sentito quell’odore, l’odore degli uomini, dei suoi soldati…ma
non era lo stesso, ne era inebriata…no non è lo stesso … sa di
buono…è come il profumo del mare…intenso…
“Oscar…dimmi”. Andrè
disse quelle parole come fossero una preghiera.
Il suono della sua voce la
risvegliò…l’incanto si era rotto…
“Andrè devo andare ad
Arras”
Arras…il luogo della pace…della
felicità …del passato…”Mh … desideri che ti faccia preparare
la carrozza?”
Il tono di voce di Oscar era
stato il solito…assente…secco…una maschera…un muro dietro cui nascondersi…Andrè
lo conosceva bene, per lui quel tono e quelle parole erano state come stilettate…si
sentì ancora una volta escluso…
“no Andrè niente carrozza”…
(dai dillo Oscar! –andremo insieme- dillo)
“bene…il tuo cavallo…vado a
sellarlo”
Un nodo in gola…Andrè
si stava voltando, stava andando via da lei…
“Verrai con me”…un ordine…gli
ho dato un ordine…abbassò lo sguardo si voltò per risalire
nella sua camera.
Anche Andrè era di spalle…Oscar
non vide il suo sorriso…non vide il volto del suo compagno illuminarsi…
“voglio partire in mattinata”
“bene”
Andrè si diresse in cucina
a bere dell’acqua, prima di andare a sistemare il necessario per il viaggio.
La sua gola era secca, le gambe quasi non se le sentiva…l’emozione era
stata grande e la sua capacità di controllarsi era stata messa a
dura prova dalla sua Oscar: era così bella, così altera,
così diversa quella mattina…i capelli disordinati, la camicia e
il gilet indossati al volo che lasciavano intravedere l’incarnato perlaceo
del collo e del…e poi la dissonanza di quell’immagine, quasi ultraterrena
ai suoi occhi, ripensando alla voce ferma con la quale Oscar gli si era
rivolto… Non ci credeva ancora…
…Arras…insieme ad Arras…perché…perché
ora?…qualsiasi sia il motivo…l’importante è che sarò con
lei…pronto a proteggerla
…come sempre…
Nonostante tutto Andrè
non riusciva a smettere di preoccuparsi per la sua Oscar, soprattutto ora
che Parigi stava per esplodere…allontanarsi da Parigi è un bene…e
poi è ad Arras che stiamo per andare…lì non ci può
accadere nulla di male…
Oscar si preparò in fretta.
Se c’era una cosa che aveva appreso della disciplina militare era proprio
la rapidità nel preparare un bagaglio…quel pensiero la fece sorridere…anzi
il pensiero di partire con Andrè la fece sorridere. Scese in cucina
per comunicare alla nonna che sarebbero stati fuori una settimana.
Il comando aveva concesso una
decina di giorni di ferma per gran parte del suo plotone (erano in arrivo
rinforzi che avrebbero dato un po’ di respiro ai suoi soldati, ormai sfiancati
da un servizio continuo che durava da mesi). *
“nonna riferisci tu a
mio padre della mia assenza”
“ahhh Oscar la patata bollente
la scarichi su di me…eh? Come quando eri piccola…”
“nonna…il fatto è che
con te mio padre non urla…” risero insieme.
“ mi raccomando Oscar sii prudente
sulla strada…”
“stai tranquilla…non sono sola…”.
Uscì dal palazzo Jarjayes
con il sorriso sulle labbra, il sole la investì. Il cielo si era
aperto, era azzurro come suoi occhi, un vento fresco le mosse i capelli
che divennero ancora più biondi, chiuse gli occhi inspirando quell’aria
fino in fondo, voleva godersi il calore del sole…
Oscar stai ferma così…ancora
un attimo…fatti guardare…lasciami almeno questo…
…quando riaprì gli occhi
vide Andrè pronto con i cavalli.
“possiamo andare Andrè”
salì in sella, dopo aver sistemato il suo bagaglio. Un colpo delicato
ai fianchi del cavallo e si avviò al trotto sul viale per uscire
dai giardini del palazzo.
Anche Andrè salì
a cavallo ma si fermò per guardarla ancora. Vide la bellezza, l’eleganza,
la fierezza che amava. Spronò il suo cavallo e la raggiunse.
Cavalcavano piano, in silenzio.
“Andrè…”
“sì Oscar..”
“prendiamo la via dei mulini”
Andrè ne fu stupito,
non facevano quella strada da molti anni, quasi non ricordava da quanto.
“come preferisci”
le sue risposte erano laconiche…la
cosa la rattristava. Un muro …ho messo un muro fra di noi…
“Andrè non cavalcarmi
dietro…non sei la mia scorta”. Avrebbe voluto aggiungere che era il suo
compagno di viaggio…il suo compagno…a quel pensiero si sentì
bruciare di imbarazzo ma soprattutto di rabbia perché aveva
fatto sentire Andrè un estraneo da quella notte, un semplice soldato
ai suoi ordini in tutti quei mesi… provava vergogna.
Rimedierò…Arras sarà
la nostra medicina.
Andrè non credendo alle
sue orecchie cominciò a cavalcarle accanto, guardava dinnanzi a
sé… come vorrei guardarti…come vorrei che tu mi guardassi…
I minuti passavano, ormai avevano
imboccato la via per Arras, Parigi e Versailles erano lontani.
La campagna era viva di colori
di suoni di profumi, era serena.
Ma Oscar non lo era: una nostalgia
dolorosa si era impossessata di lei da quando erano partiti. Era il ricordo
di loro due ragazzi, lungo questa strada, mentre seguivano la carrozza
dei Jarjayes, mentre scherzavano, parlavano, ridevano. Se fosse stata sola
avrebbe pianto.
I pensieri di Andrè
non erano molto diversi…riconosceva quei luoghi, i crocicchi, i ponticelli
sui quali sfrecciavano al galoppo, ricordava le grida della nonna che li
invitava alla prudenza, il volto spensierato di Oscar così diverso
da quello di oggi, così severo, distante
…eri bella già allora,
così acerba, aggressiva sempre pronta al confronto, eri capricciosa,
impulsiva ma sapevi già cosa era la generosità, la bontà…e
ora eccoci di nuovo lungo questa via…è cambiato tutto…io ho cambiato
tutto…tranne l’amore infinito che provo per te…mi fa male al cuore…vorrei
gridartelo ora e poi correre fino a scoppiare…
…a che cosa pensi? Che cosa
ti distoglie da ammirare questi luoghi? Cosa ci faccio io con te…non sono
la tua scorta? Davvero?…
era tanto stordito e sulle
spine che strinse troppo i fianchi del cavallo che si innervosì…
Oscar lo notò e chiese:
” tutto bene? Andrè”
“ sì…avrà sentito
un animale… “ rispose in modo evasivo, mentre accarezzava il collo poderoso
del cavallo che al suo tocco immediatamente si calmò. Oscar vide
quel gesto…e si scoprì ad invidiare quel cavallo…da me stessa
questo non me lo sarei mai aspettata…
nota: lo so… pensare
che il comando abbia dato una “vacanza” al plotone di Oscar…non è
proprio verisimile…però dai…lasciamoci andare ?
Fine 2° parte
Mik